Cia Padova: successo per Ghetto in Fiore
6mila persone alla mostra mercato del giardinaggio, ma florovivaismo in difficoltà con rincari fino al 100%
Un successo Ghetto in Fiore, la mostra-mercato del giardinaggio, organizzata da Cia-Agricoltori Italiani Padova in collaborazione con il Comune di Padova, che si è tenuta oggi lungo via Soncin, via dei Fabbri e via San Martino e Solferino. Complice la bella giornata di sole, almeno 6mila persone (tra queste diversi turisti) si sono riversate nella zona dell’Antico Ghetto, dove fin dal primo mattino si sono posizionati più di trenta banchi di aziende florovivaistiche della provincia. Esposte rose, orchidee, azalee, camelie, calle, margherite, viole, piante stagionali e perenni, da giardino e da interno, da frutto, grasse, ornamentali e rampicanti. E poi miele, vini, lavanda, zafferano e olii essenziali. A decine hanno pure visitato la Sinagoga e il Museo della Padova Ebraica. Un momento di festa, dunque, ma anche di riflessione sull’attuale congiuntura del florovivaismo padovano.
“Il settore è particolarmente in difficoltà a causa dei rincari dell’energia e delle materie prime agricole”, sottolinea Cia Padova. 436 le aziende del comparto censite in provincia, per un fatturato annuo di oltre 200 milioni di euro. Secondo uno studio della stessa Cia Padova, alla fine dell’anno in corso gli aumenti nel florovivaismo raggiungeranno un +70% rispetto al 2021, con punte che potrebbero addirittura superare il 100%. “Uno scenario, questo, che costringe alcuni vivai a lavorare in perdita”, precisa il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato.
“L’emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre -aggiunge Trivellato-, ma anche sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sulle spese per l’acquisto delle materie prime, dei fertilizzanti, dei vasi e dei cartoni”. Oggi nei vivai si arriva a spendere dal 50% in più per il gasolio e l’elettricità, al 400% in più per i concimi e il metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati.
“Se in altri comparti -spiega il presidente di Cia Padova- è possibile concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica, le imprese florovivaistiche non possono mai interrompere le loro attività, altrimenti viene meno la fioritura”. Le rose, ad esempio, hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire; lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi. “Chi non riesce e far fronte a tali esorbitanti incrementi non può far altro che spegnere le serre, per poi riconvertire la produzione”. “Continueremo a chiedere sostegni concreti alle Istituzioni, ne va della sopravvivenza dell’intero comparto”, conclude il presidente.