27 Agosto 2019

Cia Due Mari: lupi nel Tarantino, abbattuto gregge di pecore

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Oltre una quarantina di capi assaliti nelle campagne tra Martina Franca e Villa Castelli

Trentatre ovini uccisi, 8 feriti e 5 pecore smarrite. E' questo il bilancio dell'ultimo episodio di attacco su oltre una quarantina di capi, da parte di un branco di lupi, avvenuto di notte, nelle campagne tra Martina Franca e Villa Castelli, in contrada Trazzonara. Ennesimo episodio nel territorio Taranto e Brindisi, dove i lupi hanno preso di mira allevamenti di ovini ma anche di caprini, di cavalli e asini.

Non si fermano, dunque, i danni arrecati dalla fauna selvatica agli allevamenti del territorio e questa volta nella Masseria Varrone di Cataldo Elia, proprietario del gregge assalito. Oltre alla perdita dei capi, gli allevatori sono costretti a sborsare ingenti somme (60 euro circa a capo) per lo smaltimento delle carcasse. Somme che devono essere anticipate, sperando poi nei rimborsi da parte della Regione Puglia e nei contributi per il ristoro dei capi persi.  

La crescita dell’incidenza dei danni da animali selvatici è esponenziale e i problemi si riscontrano su più piani. Su quello economico-produttivo per le aziende agricole, rendendo impossibile esercitare l’attività agricola con fenomeni di abbandono. Sul piano ecologico-ambientale, a causa di abbandono si verificano conseguenze sulla tenuta dell’asseto idrogeologico dei territori, crescono le alterazioni ecosostenibili e disequilibri tra specie con estinzioni di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico-salutistico, con una protezione non gestita dei selvatici si stanno diffondendo malattie agli animali da reddito e/o domestici, crescono episodi di incidenti stradali, e anche se sporadiche aggressioni all’uomo.

“L’attuale legislazione europea ed italiana è obsoleta in quanto nata in un contesto temporale in cui risultava prioritario focalizzarsi sulla conservazione della fauna in via di estinzione -dichiara il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Due Mari Pietro De Padova-. Oggi la situazione è cambiata accanto a specie da tutelare ci sono specie che sono diventate in sovrannumero, addirittura infestanti. Nel mese di maggio abbiamo presentato sia al Ministro dell’Agricoltura che a tutti gli assessori regionali delle Politiche Agricole un progetto di radicale riforma della legge 157/92.

Sono stati individuati dei punti salenti da riformare, il primo è nel principio di fondo della legge, passare da “protezione” a “gestione”, occorre ricercare e mantenere la densità giusta delle singole specie in equilibrio tra loro e compatibilmente con il territorio. Un altro punto è nel distinguere la gestione della fauna selvatica dall’attività venatoria -dichiara Franco Bruni componente giunta esecutiva CIA Due Mari-, la gestione è intesa come governo di un territorio, l’attività venatoria come attività ludico-ricreativa, la fauna selvatica va gestita tutto l’anno e va programmata con la partecipazione di tutti i portatori d’interesse. Un altro punto è l’autotutela degli agricoltori. riteniamo che gli agricoltori, sentito il parere dell’ISPRA, sui propri fondi possa agire in autotutela”.

“Ribadiamo ancora una volta –-dichiara il direttore della Cia-Agricoltori Italiani Due Mari Vito Rubino- che il risarcimento del danno agli allevatori deve essere integrale sia dei danni diretti che indiretti, e dovrà comprendere anche il valore genetico nel caso di aggressioni di animali. Abbiamo chiesto al Ministro delle Politiche Agricole di farsi promotore per riformare la Regolamentazione Europea degli aiuti di Stato, in quanto i danni subiti dalla fauna selvatica non devo essere considerati aiuti di Stato, ma risarcimento per danni subito da fauna selvatica patrimonio dello Stato”.