Cia Cuneo sottoscrive la Carta della Frutticoltura
Il presidente Ribotta: "Servono provvedimenti urgenti e condivisi, i frutteti pagano a caro prezzo il cambiamento climatico"
Cia-Agricoltori italiani della provincia di Cuneo ha sottoscritto la Carta della Frutticoltura presentata oggi al convegno organizzato a Manta dalla Fondazione Agrion sulle nuove tecnologie e analisi delle strategie per il futuro della frutticoltura piemontese.
Il documento, nato dal confronto tra le filiere agricole piemontesi, i rappresentanti delle organizzazioni dei produttori e delle loro unioni, le organizzazioni agricole e le aziende del settore, ha lo scopo di evidenziare le principali criticità che minacciano lo sviluppo dell’intera filiera frutticola, definendo strategie future per sostenere e rilanciare il comparto, in collaborazione con le istituzioni pubbliche e private e attraverso il coinvolgimento degli operatori economici delle filiere.
"La frutticoltura cuneese -osserva Maurizio Ribotta, responsabile provinciale del Settore Tecnico, tecnici in campo di Cia Cuneo- rappresenta circa l’ottanta per cento di quella regionale, per cui avverte come particolarmente importante l’esigenza di dotarsi di strumenti di concertazione il più possibile efficaci sul piano tecnico e politico per affrontare le emergenze del settore. Fondamentali sono la ricerca e l’innovazione, che grazie ad Agrion possono contare su uno strumento di sicura efficacia, ma non va persa di vista la necessità di restituire all’agricoltore la centralità del suo ruolo nella società. Gli imprenditori agricoli hanno bisogno di una burocrazia più snella, che consenta loro di agire con l’immediatezza che richiede il mercato".
Il Piemonte conta complessivamente 43.445 aziende agricole, diminuite del 12,4% rispetto al 2018. Nel settore frutticolo operano attualmente 17.097 aziende, pari al 40% del totale. Il numero di addetti nelle ultime annate è, invece, rimasto stabilmente poco sopra le 70.000 unità per l’intero comparto agricolo piemontese, 29.650 si dedicano alla frutticoltura, pari al 42% del totale. A questi solo per il comparto frutticolo si aggiungono 17.000 lavoratori stagionali.
"La frutticoltura -continua Ribotta- paga a caro prezzo gli effetti dei cambiamenti climatici, l’aumento dei costi di produzione, la carenza di acqua irrigua, la mancanza di manodopera, le ricorrenti crisi di mercato. Occorre avviare programmi di miglioramento genetico, istituire un fondo di primo intervento sulle emergenze fitosanitarie, ridurre le tempistiche per l’ottenimento di deroghe, predisporre disciplinari di produzione più elastici, migliorare il sistema assicurativo, favorire lo sviluppo di sistemi per l’accumulo delle acque superficiali. Sono provvedimenti urgenti che vanno messi a punto e condivisi con tutti i soggetti della filiera frutticola, insieme ai decisori politici".