23 Giugno 2011

Cia Basilicata: la cultura di accoglienza dei migranti è un valore degli imprenditori agricoli lucani

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La Cia Basilicata ritiene da sempre che gli immigrati sono una risorsa importante per l'intero Paese e in particolare per il lavoro in agricoltura e per questo si schiera, con fermezza, dalla parte di chi intende dare soluzioni diverse e ripensare una nuova e più adeguata politica dell'accoglienza e dell'integrazione, rispetto ai fenomeni migratori in atto e a quelli futuri .
Nello specifico di quanto sta avvenendo a Palazzo S. Gervasio con il Cie (Centro identificazione espulsione) -si legge nella nota della Cia regionale- siamo nettamente contrari all'istituzionalizzazione di un Centro con tali funzioni, per altro non si sa per quanto tempo, nel territorio di un comune agricolo della Basilicata, che per storia e cultura rappresenta una regione ed una comunità con radicati valori di accoglienza, solidarietà ed operosità. Riteniamo, pertanto, non solo necessario osteggiare forme non chiare e non ben definite di destinazione di quello che era nato ed imposto alla nostra comunità dal Ministero dell'Interno-Governo come Centro di accoglienza.
Per la Cia Basilicata, i ritardi del decreto flussi 2011 rischiano di provocare problemi di manodopera nelle campagne: il loro prezioso lavoro è parte strutturale dell'attività agricola, non solo stagionale, e contribuisce in modo irrinunciabile alla qualità e alla sicurezza dei prodotti alimentari italiani. I voucher, introdotti nel nostro Paese per regolarizzare e regolamentare il lavoro occasionale accessorio, a partire da quello agricolo, sono utili ai fini dell'emersione del lavoro nero. Ma in agricoltura il lavoro non è solo occasionale; esso è anche stagionale, a tempo determinato ed a tempo indeterminato. Non vi sono alternative al lavoro e all'integrazione degli immigrati nella nostra società e per questo abbiamo chiesto da tempo una verifica sulla legge Bossi-Fini.
La Cia Basilicata è convinta, infatti, che sia necessario rendere più agevoli e meno rigidi i canali di ingresso regolare degli stranieri e che questo sia l'unico vero deterrente all'immigrazione clandestina. Eventuali restrizioni e ulteriori ritardi nell'attivare il solo canale di ingresso disponibile, avrebbero l'unico effetto di penalizzare le aziende e i lavoratori che operano nel rispetto della legge e delle regole.
L'incertezza di programmare il fabbisogno occupazionale secondo la Cia lucana- si andrebbe poi ad aggiungere all'incertezza quotidiana in cui vivono le aziende agricole aggravandone ulteriormente le difficoltà.
Tale impostazione è la conferma tangibile che il sistema produttivo ed imprenditoriale agricolo lucano è non solo a sostegno di ogni tipo di iniziativa volta a migliorare e sostenere adeguate e consone condizioni di accoglienza, ospitalità e permanenza ma avamposto di quella cultura dell'integrazione che trova le sue radici nel mondo contadino e nella cultura solidaristica che è parte integrante del nostro mondo produttivo rurale e fra i nostri Imprenditori agricoli e le loro famiglie.
Per questo in previsione della campagna di raccolta del pomodoro e dei prodotti ortofrutticoli e, quindi, dell'arrivo a Palazzo e nell'area del Vulture-Alto Bradano di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari, riteniamo necessario che -conclude la Cia Basilicata- istituzioni, organizzazioni professionali agricole e sindacati definiscano un adeguato piano di accoglienza evitando quanto è accaduto negli anni passati.