Cia Basilicata: in dighe regione mancano 117mln di mc d'acqua
Distefano: "Occorre subito una verifica del piano irriguo per monitorare fabbisogni ed esigenze"
Ad oggi nelle dighe della Basilicata mancano 117 milioni di mc di acqua di cui 85 milioni mc solo nell’invaso di Montecotugno-Senise e 26 milioni mc a San Giuliano anche se, come registra l’Osservatorio ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche ed Impianti Irrigui), in una settimana in regione i volumi invasati sono aumentati di oltre 20 milioni di mc. A riferirlo è Donato Distefano (Cia), componente dell’esecutivo nazionale Anbi che aggiunge: “ resta uno scarto di quasi 118 milioni di mc nel rapporto con lo stesso periodo dell'anno scorso.
"In questa situazione -afferma Distefano- occorre subito una verifica del piano irriguo per monitorare fabbisogni ed esigenze degli areali a produzione intensiva di pregio, sulla scorta delle prenotazioni avanzate e delle eventuali esigenze per le seconde colture”. Distefano rilancia la proposta della redazione di piani per le aree ad agricoltura intensiva e irrigue, partendo dalla ottimizzazione e l’efficientamento dei sistemi di accumulo e distribuzione della risorsa idrica, favorendo il recupero dei reflui e delle acque di vegetazione. Si tratta di privilegiare il completamento di opere e infrastrutture destinate all’asservimento di nuovi areali quali il distretto G dell’area bradanica o quelle dell’alta Valle dell’Agri,(diga di Marsiconuovo) dell’Alto Vulture/Lavellese (diga del Rendina) e la realizzazione di interconnessioni fra gli schemi idrici lucani (Basento/Bradano,Agri/Sinni, Sarmento/Sinni).
La fotografia scattata dall’Osservatorio Anbi testimonia la necessità di adattare i territori alla nuova fase climatica, dotandoli delle necessarie infrastrutture per calmierare l’estremizzazione degli eventi atmosferici, dall’alluvione alla siccità.
Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), Febbraio si è chiuso al Nord con l’anomalia di temperatura a +3,64°, al Centro +2,85°, mentre al Sud +2,56°; Febbraio 2024 è stato il più caldo di sempre al Nord ed al Centro, mentre al Sud è al secondo posto. In Italia, l’inverno meteorologico che si è appena concluso (se mai è iniziato), è stato il più caldo della storia, con un’anomalia trimestrale di +2,16°. Le precipitazioni dell’ultima decade del mese scorso sono riuscite, ma solo al Nord, a stabilizzare un bilancio idrico negativo, soprattutto a causa della rapida fusione del già scarso manto nevoso, dovuto alle alte temperature. Al Sud, le piogge di questi giorni, localmente anche violente, non sono sufficienti a ripianare un grave deficit idrico, consolidatosi in oltre sette mesi di siccità.