04 Giugno 2003
| News
Cartolarizzazione: contributi previdenziali agricoli a tassi d'usura
La Confederazione propone l'abbattimento di almeno il 75 per cento del debito contributivo e una lunga rateizzazione.
La situazione è divenuta ormai insostenibile. La mancata soluzione del problema relativo alla "cartolarizzazione" dei contributi previdenziali -segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori- sta provocando grandi preoccupazioni e forti tensioni tra gli agricoltori che sono costretti a pagare, per le annualità pregresse, somme maggiorate da sanzioni ed interessi di mora, che in taluni casi sfiorano i tassi da usura.
La Cia, come ormai va sottolineando da quando l'Inps avviò la "famigerata" cartolarizzazione e che continuerà a fare al prossimo Tavolo verde promosso dal ministero delle Politiche agricole, chiederà maggiori impegni su questo particolare problema. Anche perché continuare a strangolare le aziende agricole con ingiunzioni di pagamento e pignoramento delle macchine agricole non aiuterà di certo la crescita della produzione agricola. Anzi, tutto ciò rischia di bloccare l'attività delle imprese, con conseguenze che sono facilmente immaginabili. Ecco, pertanto, l'impellente esigenza di trovare una condivisa via di uscita tra Governo, Inps, organizzazioni professionali agricole, società concessionarie.
Secondo la Cia, la soluzione più volte proposta è l'abbattimento di almeno il 75 per cento del debito contributivo, una lunga rateizzazione del debito stesso, così come avvenuto per altri settori produttivi.
I tempi, però, stringono. Nei giorni scorsi -ricorda la Cia- la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze con il quale si avvia la quarta "cartolarizzazione" Inps, che dovrebbe ammontare a 3,5 milioni di euro. Una quota sostanziosa di tale cifra ricadrà sull'agricoltura, creando un clima di forte malcontento nelle campagne.
Per tale ragione, la Cia chiede con forza a tutte le parti in causa di trovare una onorevole soluzione per il pregresso. In particolare, sollecita il Governo a ridiscutere il costo del lavoro in agricoltura, nonché gli oneri contributivi per i coltivatori diretti, rendendo il loro ammontare sostenibile per le aziende agricole.
La situazione è divenuta ormai insostenibile. La mancata soluzione del problema relativo alla "cartolarizzazione" dei contributi previdenziali -segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori- sta provocando grandi preoccupazioni e forti tensioni tra gli agricoltori che sono costretti a pagare, per le annualità pregresse, somme maggiorate da sanzioni ed interessi di mora, che in taluni casi sfiorano i tassi da usura.
La Cia, come ormai va sottolineando da quando l'Inps avviò la "famigerata" cartolarizzazione e che continuerà a fare al prossimo Tavolo verde promosso dal ministero delle Politiche agricole, chiederà maggiori impegni su questo particolare problema. Anche perché continuare a strangolare le aziende agricole con ingiunzioni di pagamento e pignoramento delle macchine agricole non aiuterà di certo la crescita della produzione agricola. Anzi, tutto ciò rischia di bloccare l'attività delle imprese, con conseguenze che sono facilmente immaginabili. Ecco, pertanto, l'impellente esigenza di trovare una condivisa via di uscita tra Governo, Inps, organizzazioni professionali agricole, società concessionarie.
Secondo la Cia, la soluzione più volte proposta è l'abbattimento di almeno il 75 per cento del debito contributivo, una lunga rateizzazione del debito stesso, così come avvenuto per altri settori produttivi.
I tempi, però, stringono. Nei giorni scorsi -ricorda la Cia- la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze con il quale si avvia la quarta "cartolarizzazione" Inps, che dovrebbe ammontare a 3,5 milioni di euro. Una quota sostanziosa di tale cifra ricadrà sull'agricoltura, creando un clima di forte malcontento nelle campagne.
Per tale ragione, la Cia chiede con forza a tutte le parti in causa di trovare una onorevole soluzione per il pregresso. In particolare, sollecita il Governo a ridiscutere il costo del lavoro in agricoltura, nonché gli oneri contributivi per i coltivatori diretti, rendendo il loro ammontare sostenibile per le aziende agricole.