20 Luglio 2006
Caldo: la siccità mette in ginocchio l'agricoltura del Nord Italia. Danni ingenti. Subito lo stato di calamità naturale per le zone colpite
mette in evidenza un quadro preoccupante. Pesanti conseguenze per le coltivazioni di riso, di frumento, di mais, di barbabietole e di soia. Allarme anche per la frutta e gli ortaggi. Particolarmente grave la situazione nel Friuli Venezia Giulia. Comunque, tutta la Pianura Padana soffre la carenza idrica.
Riso, frumento, mais, barbabietole, soia, foraggi per il bestiame, ma anche frutta ed ortaggi. Per l'agricoltura del Nord Italia è una vera "deblacle". Un raccolto su tre rischia di andare distrutto a causa della persistente siccità. I danni sono enormi. Ormai siamo nell'ordine di centinaia di milioni di euro. La denuncia viene dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha chiesto l'immediato stato di calamità naturale per le zone agricole pesantemente colpite.
Gravi le conseguenze soprattutto nel Nord-Est, in particolare nel Friuli Venezia Giulia dove -sottolinea la Cia- sono andate perse intere coltivazioni di mais, di soia, di foraggi e orticole. Danni si registrano anche per la floricoltura e la vitivinicoltura. Una situazione difficile che rende l'attività agricola in salita, visto che molti agricoltori friulani non hanno ancora ricevuto il contributo per i danni causati dalla siccità nel corso del 2003.
Quadro non certo migliore in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna. Particolarmente grave è la situazione nella Pianura Padana. Nonostante l'apertura dei bacini alpini, i campi coltivati sono sempre più arsi dal grande caldo. I livelli del Po, dei suoi affluenti e di molti altri fiumi e laghi sono da tempo sotto il livello di guardia. E tra gli agricoltori -segnala la Cia- c'è forte preoccupazione e si paventa un altro anno "horribilis" come il 2003, durante il quale, a causa della siccità, il settore agricolo subì un danno di oltre 4 miliardi di euro.
In questi ultimi giorni -sottolinea la Cia- c'è grande allarme per tutto il settore dell'ortofrutta, a cominciare da pesche, susine e albicocche. Molte le piante distrutte dalla forte calura e dalla conseguente carenza idrica. Non diverso lo scenario per gli ortaggi. Produzioni di melanzane, zucchine, pomodori, insalate, che hanno bisogno di acqua, rischiano di andare completamente perse.
A causa dell'andamento climatico di questi ultimi anni, con estati sempre più calde e siccitose, il problema della scarsità d'acqua non può considerarsi, quindi, soltanto un'emergenza. Per la Cia, siamo ormai di fronte ad una questione di carattere strutturale che va fronteggiata con adeguate politiche. Appare, dunque, indispensabile -come ha ribadito il presidente della Confederazione Giuseppe Politi- l'istituzione di un'Autorità nazionale delle acque.
Secondo la Cia, non sono, infatti, più sufficienti provvedimenti isolati e dettati da problemi contingenti. L'emergenza siccità va combattuta con un'ottica diversa dal passato. Serve una nuova politica per le risorse idriche fondata su un Piano strategico.
Comunque, davanti agli attuali gravi problemi provocati dalla siccità, all'agricoltura occorrono interventi immediati. Vanno individuate le zone colpite e attivate al più presto -conclude la Cia- le procedure necessarie per il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Gli agricoltori devono essere risarciti nel più breve tempo possibile.