20 Marzo 2019 | None

Bioeconomia: in Italia vale 260 miliardi di euro

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Secondo il Rapporto elaborato con l'Università di Palermo, il Paese è terzo in Europa dopo Germania e Francia

260 miliardi di euro di valore della produzione, pari all’8,3% del totale nazionale, 576 start-up innovative operanti nel settore, circa il 7% del totale in Italia.

Sono questi i principali numeri della bioeconomia, ovvero l’insieme dei settori che utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica, fotografati dal 4° Rapporto sulla Bioeconomia in Europa in collaborazione tra gli altri con l’Università degli Studi di Palermo. Lo studio conferma la rilevanza della bioeconomia in Italia, con un trend di crescita che ha riguardato soprattutto le componenti più innovative e i mercati esteri.

Fra le diverse fasi che compongono il ciclo idrico la più rilevante in un’ottica di bioeconomia è quella della depurazione e della conseguente produzione dei fanghi. I fanghi possono costituire una fonte importante di biomassa, attualmente solo in parte sfruttata, visto l’ampio ricorso alla discarica. Lo studio evidenzia la necessità di passare da una logica di smaltimento a una di valorizzazione delle risorse biocompatibili. Dai fanghi si possono ricavare energia (biogas e biometano), singoli nutrienti (fosforo in primis) e biomateriali (bioplastiche). Inoltre, interessante la specializzazione nella bioeconomia delle start-up innovative di alcune regioni del Mezzogiorno come Sicilia, Sardegna e Puglia. In queste regioni, lo sfruttamento innovativo delle risorse biologiche dovrà giocare un ruolo importante, soprattutto nell’ottica di valorizzazione degli scarti delle attività primarie. L’assetto normativo e regolamentare è cruciale perché in grado di indirizzare le scelte degli operatori. Il recente decreto sul biometano darà un impulso importante alla filiera.