17 Settembre 2012

Benzina: il "caro gasolio" manda "in rosso" l'agricoltura. Il fisco spreme 1,5 miliardi di euro alle imprese. Serve subito l'azzeramento delle accise

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Il "caro gasolio" sta mettendo in grave crisi le imprese agricole, mandando "in rosso" i bilanci. I rincari del carburante, con continui record, hanno effetti devastanti nel settore primario. Ma a gravare è soprattutto il carico fiscale. Solo nei primi otto mesi del 2012 il fisco ha spremuto alle aziende 1,5 miliardi di euro, un 15 per cento in più rispetto all'anno precedente; in pratica, il 6 per cento dei 24,5 miliardi che l'erario ha incassato dalle vendite totali di benzina e gasolio e questo nonostante il calo dei consumi. E sono le serre che hanno subito i danni più pesanti. Ma anche per le altre aziende è emergenza piena. Secondo le prime stime, a fine anno il mondo agricolo sarà costretto a sostenere un costo aggiuntivo che supererà i 3,5 miliardi di euro, determinato sia dai rialzi che dalle imposte che gravano i prodotti petroliferi. Ecco perché è indispensabile che il governo azzeri al più presto le accise per l'agricoltura, in modo da permettere una riduzione dei costi. E' quanto chiede la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Ormai c'è sempre più urgenza -rileva la Cia- di un provvedimento tempestivo nei confronti dell'agricoltura, che in questi ultimi anni, dopo l'abolizione, avvenuta nel novembre del 2009, delle agevolazioni (l'accisa zero) sull'acquisto di gasolio per le serre, ha subito pesanti contraccolpi dal "caro carburante".
Nel 2011 le aziende hanno dovuto sostenere un costo di circa 2 miliardi di euro per l'approvvigionamento di carburante. Nei primi otto mesi del 2012, anche a causa prima del maltempo e poi della siccità, è cresciuto di molto il ricorso di gasolio, soprattutto nelle strutture serricole, e ciò ha fatto registrare un incremento di consumi, con il relativo aggravio per la gestione aziendale. Non solo. Il periodo delle grandi raccolte, con l'utilizzo massiccio di macchinari, ha provocato problemi di carattere economico per tutte le imprese agricole, che continuano a fare i conti con costi produttivi gravosi, oneri contributivi pesanti e con prezzi sui campi non remunerativi.
Diventa, quindi, fondamentale -sottolinea la Cia- un azzeramento delle imposte che, oltre alle serre, venga esteso a tutte le aziende agricole, proprio in considerazione dei gravosi oneri che sono costrette a sostenere.
L'importante, comunque, è che si proceda con un intervento -rimarca la Cia- che sia compatibile con le norme Ue, evitando così un'ulteriore querelle come quella che, sotto la spinta della Commissione europea, ha provocato l'abolizione dell'agevolazione. Una misura, dunque, che sia in grado di garantire un futuro alle aziende agricole italiane.
D'altra parte, in passato, l'agevolazione -ricorda la Cia- fu introdotta per contenere i pesanti effetti del "caro-gasolio", le cui quotazioni stanno attualmente registrando una drammatica impennata e vanno ad incidere pesantemente non solo sulla gestione delle serre, ma anche su quella delle altre imprese agricole.