Anabio-Cia: riconfermato presidente Federico Marchini
Secondo mandato per l'imprenditore agricolo marchigiano. Entro il 2020 il valore della produzione bio arriverà a quota 7 miliardi
“Noi agricoltori abbiamo in mano una delle leve più potenti del pianeta, la terra. Abbiamo il compito, arduo e forse pretenzioso, di migliorarla, a cominciare dal linguaggio, perché occorrono termini nuovi se quelli esistenti sono mal usati, inadeguati o appaiono ancora privi di un corrispettivo concreto. La nostra ricchezza è prima di tutto nel capitale umano. Creare lavoro e lavoratori ad alto valore aggiunto deve essere la più grande ambizione e soddisfazione di un agricoltore. In Cia c’è terreno fertile su cui costruire il futuro del settore biologico, lavorando prima di tutto sulla partecipazione e lo scambio”. Queste le parole di Federico Marchini, rieletto presidente di Anabio-Cia.
Secondo mandato alla guida dell'associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani, per l'imprenditore agricolo marchigiano, produttore di olio e cereali bio. Insieme a lui nomina rinnovata anche al direttore Antonio Sposicchi. Con il congresso dal titolo “Il biologico condiviso per l’affermazione di un network dei valori”, l'associazione Anabio si è riunita a Roma nell'Auditorium Cia "Giuseppe Avolio" per l'Assemblea elettiva nazionale. Presente anche il presidente Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella.
Anabio ha sottolineato la necessità di ridurre le contrapposizione tra modelli agricoli produttivi. Ciò in favore del paradigma agroecologico, aderente all’andamento di un settore, uscito dall’empasse che lo voleva di nicchia per essere protagonista anche nella grande distribuzione, dove il comparto è arrivato oltre 1 miliardo e mezzo di vendite. Nei supermercati viene acquistato il 48% dell’agroalimentare bio, negli ipermercati il 35%.
L’agricoltura biologica -come da previsione dell'Ufficio Studi Cia- arriverà a fatturare fino a 7 miliardi entro il 2020, superando l’incremento del 30% prefissato nel 2016 dal Piano Strategico nazionale per lo sviluppo del settore. Nel 2017 è stata già raggiunta quota 5 miliardi (3,5 nel 2014).
La stima a rialzo di Cia tiene conto delle scelte degli agricoltori, più aperti alle innovazioni e attenti ad una produzione sostenibile. Sono 72.154 gli operatori certificati bio (gennaio 2017) di cui per un 20% aderenti ad Anabio-Cia. Dal 2012 il terreno destinato, è aumentato del 53% (1.800 gli ettari nel 2016, obiettivo 2.100 entro il 2020), facendo dell’Italia (5° in Europa con 14% del totale agricolo) uno dei Paesi in cui l’agricoltura biologica pesa di più sull’intero settore. A trainare, consumatori consapevoli e selettivi. Ci sono prodotti bio nella spesa dell’88% delle famiglie italiane. Scelgono per lo più derivati dei cereali (+3,2%), frutta (+19,3%), ortaggi (+12,7%) e latticini (+3,2%) prodotti che da soli fanno il 68% delle vendite totali non tradizionali.
“Innovare e condividere in agricoltura, questa è la nostra sfida -ha commentato Dino Scanavino, presidente Cia nazionale. Sfida per Cia e tanto più per Anabio nel campo del biologico. E’ centrale -ha continuato Scanavino- il ruolo della ricerca, come il coinvolgimento dei cittadini nella diffusione della conoscenza, dei valori del processo produttivo, passando per la salvaguardia dei luoghi, delle risorse e il rispetto dell’ambiente. Oggi va riconosciuto l’oggettivo contributo degli agricoltori allo sviluppo sostenibile”.