Agroalimentare: Cia Padova, in provincia calano imprese e occupati
L'organizzazione commenta i dati presentati da Veneto Agricoltura sul comparto
Molte ombre e poche luci per il primario padovano. I dati sull’andamento del settore agroalimentare 2023, presentati da Veneto Agricoltura, mostrano un quadro con diverse complessità, come precisa Cia Padova. Il valore complessivo della produzione lorda agricola della provincia viene stimato in circa 1,5 miliardi di euro (+2,4% rispetto al 2022). Calano, però, le imprese agricole (-1,8%) e gli occupati (-5,6%). Per quanto riguarda le varie colture, la provincia si conferma al primo posto a livello regionale per superficie a frumento tenero (27.400 ettari, +32,7%), orzo (6.950 ettari, +26,2%), soia (30.750 ettari, -9,1%), girasole (1.550 ettari, + 51%), colza (1.800 ettari) e asparago (700 ettari, +2,6%). Giù la produzione di quella che fino ad un decennio fa era la principale coltura del territorio: il mais ora si estende su una superficie di “soli” 23.700 ettari, -23,3%.
“Si tratta di una coltivazione idroesigente -spiega Cia Padova-. La perdurante siccità registrata nel 2022 ha fatto mutare la programmazione agraria. In molti casi i costi di irrigazione per consentire un buono sviluppo vegetativo del granoturco sarebbero stati altissimi”. Benissimo l’orzo (6.950 ettari, +26,2%), male la soia (30.750 ettari, -9,1%), la barbabietola da zucchero (1.060 ettari, -22,5%) e la cipolla (80 ettari, -22%).
“Questi numeri rivelano che, oggi più che mai, l’agroalimentare è strategico sia per il padovano, che per tutto il Veneto -osserva il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato-. Tuttavia, gli imprenditori agricoli stanno attraversando un momento di grave difficoltà tra rincari delle materie prime agricole e dei costi dell’energia e gli effetti negativi dei mutamenti climatici”. Oltre alla questione dell’equo reddito: “Fatto 100 il prezzo di un prodotto sugli scaffali dei supermercati, all’agricoltore rimane solo il 10%. Lungo la filiera si verificano dei rincari che spesso risultano complessi da intercettare”. Alla luce di tali molteplici criticità, Cia Padova ha predisposto un “manifesto” che verrà illustrato alle autorità competenti. In primo luogo, chiarisce Trivellato, “è necessario redistribuire il valore lungo la filiera stessa, prevedendo dei prezzi adeguati a favore dei produttori”. Vanno poi valorizzate le aree interne e la dimensione familiare del settore primario (oltre il 90% delle imprese agricole padovane sono storicamente a conduzione familiare) “pure per mantenere un presidio economico-sociale nel nostro territorio”. Per quanto riguarda la fauna selvatica, urge la modifica della legge 157 del 1992, passando dal principio di protezione a quello di gestione: “In provincia i danni dei cinghiali e delle nutrie sono ormai incalcolabili”. Necessaria, infine, maggiore flessibilità relativamente al reperimento della manodopera (la parola chiave è semplificazione).
“È dallo scorso 26 ottobre, giorno della grande manifestazione a Roma, che Cia ha proclamato lo stato di mobilitazione generale -conclude-. Proseguiremo nel tenere il punto: rivendichiamo con forza quel piano agricolo nazionale annunciato a più riprese negli anni scorsi dai vari Governi, ma mai realizzato”.