25/11: Donne in Campo Emilia Romagna contro la violenza sulle Donne
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere.
La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della nonviolenza e del rispetto delle donne. In molti paesi, come l'Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L'idea è nata da un'installazione dell'artista messicana Elina Chauvet, Zapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all'omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. L'installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Italia. Secondo il rapporto dell’OMS la violenza contro le donne rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”. Il rapporto analizza sistematicamente i dati sulla diffusione della violenza femminile a livello globale, inflitta sia da parte del proprio partner, sia da sconosciuti. L’abuso fisico e sessuale è un problema sanitario che colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo e, cosa ben più grave, è che ad infliggere la violenza sia nel 30% dei casi un partner intimo. La data del 25 novembre non è casuale ma vuole ricordare un brutale assassinio avvenuto nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, vennero torturate e uccise. La violenza contro donne rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, a ancora oggi spesso non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano. Nella maggior parte dei casi la donna che denuncia risulta essere già stata vittima di pregressi maltrattamenti, taciuti per anni. Questo tipo di violenza può essere agita in modi diversi: può essere violenza fisica, sessuale, psicologica ed anche economica. Nello specifico si qualificano atti di violenza: la violenza del partner in situazioni di intimità (maltrattamenti, abusi psicologici, stupri coniugali, femminicidio); la violenza e molestie sessuali (stupro, atti sessuali forzati, avance sessuali indesiderate, abusi sessuali su minori, matrimonio forzato, molestie di strada, stalking, molestie informatiche); il traffico di esseri umani (schiavitù, sfruttamento sessuale); la mutilazione genitale femminile. La violenza, in tutte le sue forme, si radica e progredisce nella disuguaglianza e nella discriminazione. Le conseguenze negative per la salute psicologica, sessuale e riproduttiva colpiscono le donne in ogni momento della loro vita. Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento. Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso. E’ qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. Nello specifico, presso alcuni Pronto soccorso in Italia si sta sperimentando un percorso speciale per chi subisce violenza, contrassegnato da un codice rosa, o uno spazio protetto, detto stanza rosa, in grado di offrire assistenza dal punto di vista fisico e psicologico e informazioni sotto il profilo giuridico, nel fondamentale rispetto della riservatezza. Un importante passo avanti nella lotta contro la violenza sulle donne è stata la legge n. 69/2019, nota come “Codice Rosso” entrata in vigore il 9 agosto 2019. Si tratta di una legge volta a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, che ha inasprito le pene per i delitti di violenza sessuale, ha introdotto nuove specifiche fattispecie di reato e velocizzato le procedure a tutela della vittima. Si deve a tale legge l’introduzione dell’art. 612-ter c.p., dopo il delitto di stalking, quello di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, noto come revenge Porn; e dell’art. 558-bis c.p., che delinea il delitto di costrizione o induzione al matrimonio; dell’art.583- quinquies che punisce con la reclusione da 8 a 14 anni e l’ergastolo quando consegua l’omicidio della vittima, il delitto di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Ma nessuna legge potrà mai essere veramente efficace contro la violenza di genere quanto la prevenzione. Prevenzione finalizzata all’educazione delle nuove generazioni che parta dal rispetto delle differenze, passi da una comunicazione dei mass media più rispettosa della figura femminile, per arrivare al raggiungimento dell’uguaglianza come valore universale. Nelle ultime settimane si è tornati a parlare di una nuova ondata di femminicidi. Le donne continuano a morire, solo che certe morti fanno più rumore di altre. È il caso di Giulia Cecchettin che un anno fa ha portato nelle piazze italiane centinaia di persone contro la violenza di genere e che la scorsa settimana è tornato sui giornali dopo le deposizioni dell'assassino della ventiduenne; è il caso di Sara Centelleghe, diciottenne assassinata a con una forbice nel bergamasco; è il caso di Aurora Tila tredicenne caduta da un terrazzo mentre si trovava con il suo ex ragazzo, già denunciato ai servizi sociali per comportamenti possessivi e violenti. L'ultimo report del Ministero dell'Interno parla di 96 (dati al 19 novembre) donne uccise in ambito familiare/affettivo, 51 delle quali uccise per mano del partner o dell'ex partner. L'Osservatorio di Non Una di Meno, però, ne conta ancora di più. 96 femminicidi, 96 sorrisi spenti per sempre. Ma la platea delle vittime indirette è ben più numerosa, se si considerano famiglie e figli distrutti da queste tragedie. Anche se si registra un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’Associazione Donne in campo riflette: “La violenza sulle donne è una delle sfide sociali più complesse, una che non può essere affrontata solo con le parole. Necessita di azioni concrete, misure stringenti e una forte volontà collettiva di cambiamento. Un cambiamento che è, prima di tutto, culturale. Non basta inasprire le pene o ampliare i poteri delle autorità se non interveniamo alla radice del problema, vale a dire se non affermiamo la cultura del rispetto.”
Perché domani è troppo tardi. Perché bisogna agire oggi.