20 Settembre 2010

Sabato 25 settembre manifestazione a Reggio Calabria contro la 'ndrangheta. Parteciperà anche la Cia. Predisposto un "manifesto"

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Anche la Cia Calabria parteciperà alla grande manifestazione che si terrà, a partire dalle ore 10.00, sabato prossimo 25 settembre a Reggio Calabria, "Una rete per liberare la Calabria dalla 'ndrangheta".
Per l'occasione è stato predisposto un "manifesto" che di seguito pubblichiamo.
"Calabresi, la nostra terra è soffocata dalla 'ndrangheta e dai suoi complici annidati negli apparati pubblici e privati. Se questa malapianta non viene estirpata non ci sarà futuro per i giovani che hanno diritto ad un'altra Calabria, normale, civile, democratica.
E' un compito immane e ineludibile, che spetta agli uomini dello Stato, che devono essere messi nelle condizioni migliori per farlo, ma che tocca alle persone oneste -sono la maggioranza- che devono trovare nei loro comportamenti individuali e collettivi lo strumento reale di un cambiamento permanente.
Per questo abbiamo deciso di manifestare a Reggio Calabria il 25 settembre prossimo. Vogliamo essere vicini al procuratore generale Salvatore Di Landro, a tutti i magistrati e alle forze dell'ordine che, solo compiendo il proprio dovere, hanno rotto equilibri e sono diventati il bersaglio della criminalità organizzata e dei suoi sodali. Ma la nostra non intende essere solo solidarietà umana a uomini che mettono a repentaglio la loro tranquillità per difendere la Costituzione e le leggi dello Stato, essa si propone anche di chiedere con forza al Governo una nuova attenzione verso la Calabria con decisioni da concordare e verificare con gli interlocutori regionali e nazionali su: protezione, organici, mezzi, utilizzazione piena delle intercettazioni indispensabili e compatibili con la privacy delle persone, capillare presenza sul territorio, leggi più severe per la confisca dei patrimoni illeciti e la loro utilizzazione pubblica.
Ma dobbiamo essere al tempo stesso consapevoli che se tutto questo accadrà, non sarà sufficiente a cancellare la malattia. Occorre l'impegno nostro -non solo quello di una manifestazione- per prosciugare il mare nel quale nuota con spavalda sicurezza la 'ndrangheta. Vinceremo questa guerra quando avremo fatto uscire dal baratro i giovani che sono cresciuti in quel mondo accettandone fin dalla nascita mentalità, convenienze e comportamenti. Quei giovani non sono i nostri nemici perché hanno la colpa di non aver trovato famiglia, scuola, società, politica e istituzioni capaci di fargli comprendere il valore della dignità e del rispetto delle persone e delle regole. Per questo accanto all'impegno di tutti di iniziare il cambiamento a partire da se stessi è decisivo che le mele marce siano scovate e isolate da tutti i luoghi della politica e dell'economia, delle istituzioni e degli apparati dello Stato, per bloccare la loro malefica azione, non meno grave di quella dei reparti regolari della 'ndrangheta. Bisogna sottrarre alla 'ndrangheta gli spazi che le consentono di avere un ruolo preponderante nella gestione del mercato del lavoro, degli appalti e dei finanziamenti pubblici e nella devastazione del territorio, ridare fiducia agli imprenditori di ogni settore produttivo nel respingere l'azione del racket e dell'usura, proteggere sindaci, amministratori pubblici, sindacalisti e giornalisti da pressioni e intimidazioni.
Abbiamo bisogno di sicurezza e sviluppo, di legalità e giustizia, di trasparenza e chiarezza, di una grande iniezione di fiducia nella gente perbene che o sta alla finestra o è presente in maniera isolata in tante città ed esperienze della regione ma che non riesce a fare rete e, quindi, a vincere. Reggio deve essere non un punto di arrivo, ma una ripartenza che apra una nuova prospettiva alla Calabria. Solo se la Calabria sarà compatta e impegnata a fare la sua parte ogni giorno realizzando una rete che vada oltre la manifestazione del 25 settembre, essa potrà avere più forza al di là dei suoi confini. Questa terra non merita di essere rappresentata come il luogo perduto della nazione. Riconquistiamo insieme il diritto ad essere rispettati. Senza confusioni. Ognuno faccia la sua parte, mantenga il suo punto di vista e le sue opinioni: di questa pluralità c'è necessità perché essa è ricchezza e non debolezza purché ci si ritrovi insieme sulle questioni fondamentali, privilegiando la spinta al cambiamento e a riaccendere la speranza di futuro nei nostri giovani. Insieme ce la possiamo fare".