Gli Agritessuti Donne in Campo-Cia sbarcano alla Festa dell'Olivo e dell'Olio
Un’altra moda è possibile, il fashion agricolo può esistere, creando una filiera del tessile Made in Italy 100% ecosostenibile, con tessuti naturali e tinture green realizzate con prodotti e scarti agricoli. A sottolinearlo sono le Donne in Campo della Cia Toscana, che a Livorno, in occasione della Festa dell’Olivo e dell’Olio -organizzata da Cia Livorno e Comune di Livorno- in programma domenica 27 ottobre (centro commerciale La Leccia).
All’evento livornese dedicato all’olio extravergine d’oliva, Donne in Campo Toscana sarà presente con la mostra mercato dei prodotti agricoli provenienti da diverse zone della Toscana. E durante la giornata la mostra dal titolo “La natura che si indossa” di abiti alta moda realizzati con tessuti e tinte naturali dalla eco-stilista Eleonora Riccio.
Proprio nei giorni scorsi a Roma l’associazione femminile di Cia-Agricoltori Italiani, aveva il lanciato il marchio registrato Agritessuti. Le case history aziendali, e la mostra di abiti da sera e prêt-à-porter realizzati in stoffe bio e colorati con ortaggi, frutta, radici, foglie e fiori, hanno fatto da testimonial al progetto portato avanti da Donne in Campo Cia per mettere insieme agricoltura, ambiente e abbigliamento. Una sfida che risponde prima di tutto alle richieste dei consumatori: la domanda di capi sostenibili in Italia, infatti, è cresciuta del 78% negli ultimi due anni e oggi il 55% degli utenti è disposto a pagare di più per capi ecofriendly.
“E’ una filiera tutta da costruire, ma di cui abbiamo il know-how, considerata la vicinanza tra le donne e la tradizione tessile, nella storia e ancora oggi -sottolinea Monica Bettollini, presidente Donne in Campo Toscana-. Secondo stime Cia, la produzione di lino, canapa, gelso da seta, oggi coinvolge circa 2mila aziende agricole in Italia, per un fatturato di quasi 30 milioni di euro con le attività connesse. Se la filiera degli Agritessuti venisse incoraggiata questa cifra potrebbe triplicare già nel prossimo triennio. Per esempio, coinvolgendo nell’immediato le 3mila imprese produttrici di piante officinali, alcune anche tintorie, come lavanda e camomilla, allargandone il campo. E associando, ovviamente, la tintura dagli scarti dell’agricoltura: come le foglie dei carciofi, le scorze del melograno, le bucce della cipolla, i residui di potatura di olivi e ciliegi, i ricci del castagno”.
Oggi l’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo, responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica. Una maglietta richiede, in media, 2.700 litri d’acqua per essere prodotta, un jeans fino a 10.000 litri, utilizzando soprattutto fibre e coloranti di sintesi. Considerato che il consumo mondiale di indumenti è destinato a crescere di oltre il 60% entro il 2030, è evidente quanto siano enormi le potenzialità di una filiera del tessile ecologicamente orientata, fino a rappresentare il 15-20% del fatturato del settore in Italia (4,2 miliardi).